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NEWS 

A lezione da Louis Malle

08-11-2021 11:27

Caterina Forti

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A lezione da Louis Malle

IL DANNO

 

 

 

 

 

 


IL DANNO

“Ho subito il danno. Le persone danneggiate sono pericolose. Sanno di poter sopravvivere... È la sopravvivenza che le rende tali... perchè non hanno pietà.”

 

 

 

“Il danno”, del regista francese Louis Malle. Una storia di passione sfocia  nel dramma ma, mentre il protagonista maschile Stephen, abbandona completamente la propria vita e si annulla  isolandosi dalla famiglia e dalla vita pubblica, Anna, avendo già in precedenza vissuto una circostanza altrettanto tragica, sopravvive alla tragedia. Un dolore profondo, una ferita, una cicatrice  che ha segnato  inesorabilmente la vita di una giovane donna, tanto da diffondersi a macchia d’olio, travolgendo le vite dei protagonisti, in un angosciante ciclo  destinato ripetersi. Il titolo allude alla vicenda incestuosa subita in gioventù da Anna, personaggio enigmatico dai toni scuri, che  ricorda e preannuncia la tragedia già nei gesti e nei sorrisi appena accennati.

 

Due modi diversi di affrontare le conseguenze del dramma di cui sono protagonisti, entrambi in relazione  alla loro peculiarità caratteriale: lui  si isola, fugge dal mondo per il dolore e per la troppa vergogna, lei si indurisce ancora di più, chiudendo definitivamente il suo cuore in una sorta di gelida apatia.

 

L’inevitabile  conclusione è il centro del labirinto dove conduce la storia narrata. Un filo di Arianna che guida direttamente al confronto tra le rispettive reazioni dei due protagonisti: la disperazione di Stephen e lo sguardo di Anna, di cinica superiorità di fronte all’ineluttabile.

 

Tuttavia, nonostante l’immane tragedia, Anna e Stephen sono ancora vivi. Ci rappresentano in quanto progenitori della umana sofferenza.

 

Siamo tutti dei sopravvissuti. Consapevoli o no, la vita di ogni essere umano è costellata da dolori e difficoltà più o meno grandi. E ciascuno trova, senza saperlo, la sua personale formula, il rimedio più consono alle proprie capacità per continuare a vivere. Dalla  nascita ogni essere vivente compie l’impossibile per difendere la propria esistenza.

 

Siamo costantemente esposti ad eventi che possono colpirci e travolgerci come una burrasca , vanificando ogni tentativo di ritrovare l’equilibrio e la serenità.

 

In questi momenti di difficoltà, quando le sensazioni di sfiducia e di sconforto hanno la meglio sullo stato d’animo, è facile perdere il controllo della propria vita e cadere nel  vortice dell’angoscia e della depressione.

 

Chi può quindi condannare  Stephen per aver scelto di vivere lontano dal mondo o giudicare Anna perché ha accolto il tutto, in un gelido autocontrollo?

 

Entrambi hanno cercato di sopravvivere. E, sebbene nell’attimo sembra impossibile da credere, dal dolore si viene fuori,  dall’esperienza vissuta si riconosce la capacità innata di andare avanti.

 

Anna lo ammette con consapevolezza: sono sopravvissuta, sono più forte, rispetto a te io so che posso farlo. Io pongo lo sguardo sul passato, con la certezza nel presente che ne sarò fuori nel futuro. Ne ho le capacità, perché è la mia storia personale che me lo ricorda costantemente.

 

Di fronte ad una sfida abbiamo due possibilità, scappare come Stephen o affrontarla come Anna perché quell’ostacolo è li per noi. Perché il compenso è la sopravvivenza e la crescita. E’ sul nostro cammino, ostruisce il percorso individuale che abbiamo scelto di compiere come essere umani e come anime. Solo e soltanto noi abbiamo la facoltà di rimuovere quel blocco perché rientra nelle lezioni da apprendere. Come facciamo a saperlo? Semplicemente perché è successo a noi: se ci fosse la fila come al supermercato, per risolvere questo problema allora sarebbe stato un caso. Ma, escludendo gli eventi collettivi, siamo impegnati ogni giorno a risolvere questioni del tutto personali, legati alla sola nostra realtà. Una matassa che solo noi possiamo dipanare. 

 

I momenti di dolore sono quelli più preziosi: arrivano per invitarci a scendere più in profondità dentro noi stessi per esplorare il nostro potenziale inespresso.  Bisogna solo avere il coraggio riconoscerli e di viverli a pieno.

Il dolore è un’esperienza: per superarla è necessario attraversarla. Occorre viverla, sentirla. Solo così potremo trasformarla in un atto compiuto colmo del suo significato più autentico.

 

N.d.A.

Un sincero ringraziamento a Monica Bellodi che mi ha fornito lo spunto per scrivere questo articolo. L’albero dell’amicizia porta sempre frutti maturi.